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… e dopo il 1° Freud Happy Hour Subacqueo?

… e dopo il 1° Freud Happy Hour Subacqueo?

Il primo incontro del Freud Happy Hour a tema subacqueo si è svolto il 18 dicembre al locale spirit di via Taranto (Roma), intorno al tema: Perchè mi immergo?
Hanno partecipato 14 persone, di cui 1 non sub, costruendo tutte assieme un clima molto positivo e piacevole.
Le attività si sono svolte con una introduzione di Antonio dell’Associazione Tuttisub ed una mia presentazione: il mio ruolo e la mia motivazione a mettere in piedi la “macchina” degli incontri dei Freud Happy Hour. Ho evidenziato il mio interesse a favorire i processi di consapevolezza come opportunità per renderci sub migliori, più responsabili.
Attraverso un’esercitazione sono state raccolte e discusse le motivazioni dei partecipanti, quelle espresse con maggiore frequenza sono state:
• la fuga dallo stress quotidiano, l’allontanarsi dai problemi
• il cambiamento di “stato”, il contatto con un elemento “diverso”
• la ricerca di una propriocezione a 360° come senso di libertà

Dopo un animato confronto, si sono condivisi alcuni aspetti.
Il subacqueo necessariamente deve essere consapevole che non può sapere/controllare tutto, sapere di avere dei limiti non deve impedirci il piacere dell’immersione rimanendo vittime del timore dall’ignoto. Il tema è stato poi rimandato all’appuntamento del FHH che avrà proprio la paura come tema cardine.
La generalizzata tendenza, invece, a servirsi dell’immersione per staccare la spina dai pensieri e dai problemi, in un ambiente dove si ascolta solo il proprio respiro ha prodotto alcune ulteriori riflessioni. Utilizzare la subacquea come funzionale al mantenimento della propria omeostasi emotiva, prevede la necessaria consapevolezza della possibilità che l’intervento di “cambiamenti” nella quotidianità incidano o influenzino il modo di vivere l’esperienza dell’immersione. Vale a dire che è possibile che avvengano delle variazioni negli assi che correlano bisogni esterni ed aspettative “in acqua”. Tale constatazione può consentire di comprendere alcuni cambiamenti nell’approcciare le immersioni nel corso del tempo e semplicemente perchè sono avvenute delle modifiche ad esempio sullo stress percepito sul luogo di lavoro.
Di fatto la subacquea consente effettivamente di accantonare il “fuori”, anche attraverso la concentrazione sul respiro e grazie alle sensazioni corporee di “sospensione” ed all’assenza di peso. Questo, quindi, avvicina l’immersione alle esperienze di stato alterato di coscienza che, come la letteratura in merito insegna, possono produrre effetti di rilassamento. Come naturale conseguenza si sottolinea l’importanza di introdurre momenti da dedicare al training autogeno pre immersione per facilitare il rilassamento ed una percezione consapevole degli elementi fisici e mentali nella subacquea.
Dice Charles Tart (nel suo vecchio ma ancora insuperato “Stati di coscienza”) che non è così automatico che la nostra realtà “consensuale” corrisponda del tutto alla nostra realtà “fisica”.
Una diversa percezione della sofferenza può modificare completamente la resa fisica di due atleti simili. Nulla vieta, naturalmente, di correre istintivamente e in libertà senza alcun obiettivo agonistico. Ma se si desidera progredire tecnicamente, la strada dell’integrazione tra stimoli fisici e mentali diventa una via obbligata.

Al prossimo appuntamento…

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