Creative Disruption: tra Innovazione e pornografia digitale
Per settimane ho costruito, insieme ai miei colleghi, il contenuto e il contenitore dell’evento, con l’intenzione di voler lasciare un contributo alla riflessione sui temi dell’Innovazione, consapevole dello scivoloso terreno in cui mi muovevo. Ho dedicato cura, quindi, alla costruzione delle tessere che avrebbero definito il nostro spazio di riflessione.
Se dovessi scegliere solo una parola, mi prenderei quella così energicamente sottolineata da Beppe Carrella: Entusiasmo!
Perché di tutto quello che è stato detto, condiviso e giocato, l’impronta più profonda che è rimasta è stata quella dell’energia che si è percepita in modo tangibile. A partire dalla motivazione che non ha frenato i nostri eroi, i partecipanti che hanno sfidato la pioggia, che hanno accettato di mettersi in gioco con LEGO® SERIOUS PLAY®, che hanno ascoltato e accolto i contributi di tutti noi che ci siamo susseguiti nel pomeriggio.
Poi c’è la dose considerevole di entusiasmo che hanno avuto i relatori e contributor che hanno accolto la sfida di confrontarsi sui temi di Innovazione e Creatività percorrendo il crinale rischioso, che ogni giorno vede numerosi crolli nel dirupo della banalità di chi parla privando le parole di significati, di vissuti organizzativi, di reali opportunità.
Ma Beppe ci ha anche fatto attraversare suggestioni e riflessioni con le sue provocazioni rock, con la differenza fra tattica e strategia spiegata con un tappo del dentifricio. Per costruire bisogna spingersi oltre i “riassunti” a cui siamo abituati, schiavi della sensazione del tempo insufficiente, del sapere già come va a finire. Questo senso di certezza limita il nostro spazio di evoluzione e innovazione.
Poi hanno fortemente risuonato nella sala le parole di Fabrizio Bellezza con tutte le innovazioni possibili che la PA è riuscita a realizzare. Una fotografia di un’Invitalia dinamica e proiettata al futuro. Non da meno è stato il trio Santoro, Mercuri, Falsetto che ha rappresentato il senso di ostacoli e leve all’innovazione dai rispettivi vertici di osservazione: la formazione, il supporto alle grandi imprese e l’esperienza da consulente e startupparo. Un momento di confronto dialettico fra ambiti che troppo spesso tendono a non comunicare.
Il progetto YouBrand, quindi, è rimasto sullo sfondo, nelle parole di Andrea Cenderello che ha cercato in sintesi di raccontare 2 anni di lavoro e meeting internazionali, il tutto per trovare punti di comunanza e basi su cui costruire quel fil rouge unico che tenesse insieme le diversità culturali e il bisogno di innovazione degli strumenti che oggi start-up e organizzazioni non possono più fingere di non vedere.
Ma il vero WHY delle attività di YouBrand? Non solo ha avuto senso innovare le competenze dell’enviroment che ruota intorno al mondo start-up di tutti i paesi partner che hanno partecipato e che hanno dimostrato interesse nei tool come il Business Model Canvas o Il Brand Storytelling Canvas. Ma ancora di più è stato fondamentale, per me, poter sottolineare quanto fosse lo Storytelling la linea trasversale che ha intrecciato i moduli e attività. Solo da una rinarrazione delle organizzazioni, a partire da creatività e riflessioni sulle culture organizzative, è possibile costruire un senso della Trasformazione. Oltre il digitale evidentemente. Essere parte di una trama più ampia, una trama in cui la parola innovazione diventa molto più di una categoria vuota. Questa narrazione può e deve essere in grado di contenere il rischio del cambiamento, con le sue “necessarie e fisiologiche resistenze”, che non arrestano i processi e consentono comunque alle persone di sporgersi oltre la routine, continuando la danza della trasformazione, in cui si è consapevoli che
Il fine di tutto è spirituale, cioè è la capacità di continuare a meravigliarsi. (Beppe)
E per meravigliarsi è necessaria una ricerca di continuo equilibrio, perché una trottola è fatta per girare e se si ferma, cade.
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